ARCHIVIO BATTERISTI / Steve Gadd

Scritto da Brando Bardini
Edit Alessandro Lo Conte

Introduzione

Altro giro altra corsa! Dopo un po’ di Italia, è il momento di partire per un bellissimo viaggio all’estero: precisamente negli Stati Uniti, Stato di New York. Leggenda? Sicuramente. Pietra miliare della batteria? Probabile. Oggi è il turno di Mr SG: Steve Gadd!

Uno di quei musicisti per i quali, almeno una volta nella vostra vita, avrete sicuramente sentito dire: “Facciamo prima a dire con chi non ha suonato!”. Bene, in questo piccolo articolo analizzeremo la carriera del grande Steve; partendo dagli inizi fino al successo che lo ha portato ad essere indiscutibilmente uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi per stile, idee e collaborazioni.

Buona lettura!


Biografia

Steve Gadd nasce a Irondequoit (sobborgo di Rochester, nello Stato di New York), il 9 aprile del 1945 da una famiglia di origini siciliane. Alla tenerissima età di 3 anni, il piccolo Steve riceve in regalo dallo zio Eddie (batterista dell’esercito americano) un paio di bacchette e un piccolo pezzo di legno circolare che usava come “tamburo muto” per fare allenamento ed iniziare a “stamburellare” le prime note. Viste le sue potenzialità che fin dall’inizio emergono in maniera piuttosto esplicita, attorno ai 6/7 anni viene incoraggiato proprio dallo zio a prendere lezioni di strumento, iniziando a suonare con continuità.

Gadd inizia a coltivare con passione il suo dono, ed ecco che ad 11 anni bussa subito un’occasione “da grandi”, avendo modo di suonare al fianco del celebre trombettista Dizzy Gillespie.

Gli anni dell’adolescenza passano e mentre Steve continua a studiare, ha modo di suonare con numerose formazioni musicali della sua zona. Una volta conseguito il diploma delle scuole superiori, Gadd entra alla Manhattan School of Music (un conservatorio nel quale ha modo di approfondire soprattutto lo studio della musica jazz). Qui rimane due anni, per poi trasferirsi alla Eastman School of Music di Rochester dove si guadagna un posto per suonare con l’orchestra della scuola.

In questo periodo della sua vita, Steve passa spesso la notte nei club suonando. Così facendo, ha modo di farsi conoscere ma anche di ascoltare, dal momento che spesse volte si trova ad accompagnare giovani future stelle della musica come Chick Corea, Joe Romano, Frank Pullara e Chuck Mangione (con il quale dopo poco tempo inizia a collaborare con regolarità).

Lo scenario è assolutamente immaginabile: Steve Gadd che studia ore ed ore lo strumento e poi quando dovrebbe o potrebbe riposarsi, esce e va a passare le nottate nei club di musica jazz newyorkesi, facendo conoscenze e saziandosi solo di musica ed emozioni.

Inoltre, in quegli anni Gadd dovrà prendere servizio nell’esercito e naturalmente anche in quell’occasione si ritroverà a suonare nella banda principale del “US Army”, avendo modo di perfezionare ulteriormente la sua tecnica (già altissima).

Prime collaborazioni

Nel 1972, a New York, inizia a suonare regolarmente nei locali con un trio (formato assieme al bassista Tony Levin e al chitarrista Mike Holmes). Nel frattempo inizia a svolgere la professione di session man (turnista), lavorando costantemente come musicista di studio e diventando in poco tempo uno dei batteristi più ricercati e richiesti.

Nello stesso periodo entra nei Return To Forever di Chick Corea (con il quale collaborerà spesso in futuro), ma le richieste per averlo come turnista di studio sono talmente tante che Gadd non riesce più a seguire il gruppo nei vari tour e così decide di lasciarlo ancor prima di riuscire a registrare un disco con loro.

Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 si trova a collaborare con Paul Simon. Questa collaborazione porterà letteralmente alla ribalta il modo di suonare “alla Steve Gadd”, soprattutto quando Steve realizza il celebre groove di “50 Ways to Leave Your Lover”, di cui trovi il groove trascritto qui di seguito, un capolavoro assoluto per costruzione ritmica e utilizzo dei rudimenti in chiave musicale e originale.

Contemporaneamente collabora con Al Di Meola (chitarrista jazz), con gli Steely Dan, per i quali registra il brano Aja in cui sono presenti dei fill iconici di Steve Gadd. E ancora con Chick Corea (sia nel quartetto acustico che in quello elettrico). In più, il lavoro di session man in studio lo portarà a suonare in decine di dischi rock, pop e jazz senza dimostrare alcuna difficoltà nello spaziare tra questi generi musicali.

In special modo in questi anni, Steve si rende conto che si trova meglio a lavorare “dietro le quinte” che live in tour e concerti vari, per questo intensifica l’attività di lavoro in studio di registrazione rallentando sul fronte “palco”.

Dalla fine degli anni ’70 fino ad oggi le collaborazioni sono state moltissime; Eric Clapton, Tom Scott (da segnalare il groove nel brano “Dirty Old Man” che trovi qui di seguito), Paul McCartney, Bee Gees, Al Jarreau, Joe Cocker, gli Stuff, Bob James, Michel Petrucciani, Jim Hall, Michael Brecker, James Taylor (per citarne alcuni).

Tra gli artisti italiani con cui ha lavorato troviamo Pino Daniele nei dischi “Ferryboat” e “Schizzechea with Love”.


Stile

Non è facile inserire un batterista come Steve Gadd in un genere preciso, in quanto nella sua carriera ha veramente interpretato di tutto facendolo magistralmente. Sicuramente è necessario dire che i suoi studi di ragazzo ed i suoi esordi musicali si sono fondati prettamente sul jazz, ma nel corso della sua carriera ha suonato anche in ambiti pop, rock e fusion.

Il suo punto di forza è sicuramente la tecnica molto sviluppata, che spesso gli ha permesso di creare pattern di batteria particolari e brillanti. Le sue idee originali mescolate alla padronanza dello strumento e al controllo, rendono Gadd uno dei più influenti batteristi di tutti i tempi, da ascoltare con attenzione per provare a “stargli dietro” ed imparare tanto.


Strumentazione

Steve è conosciutissimo per suonare su batterie Yamaha, marchio col quale collabora dal 1976. Recentemente ha iniziato ad adottare un kit con tom in betulla e cassa in acero. Oltre alla serie di bacchette (le famose bacchette nere) e spazzole Vic Firth a lui dedicata chiamata “Steve Gadd Signature”, anche la Zildjian ha creato una serie di piatti per lui, dal nome “K Custom Session”.

I suoi rullanti firmati sono molteplici e realizzati con materiali diversi (betulla, acero, acciaio) ma il suo rullante più iconico è il Ludwig Supraphonic.


Curiosità

Oltre al suo infinito “palmarès” di partecipazioni a dischi di grandissimo successo commerciale, sembra che Steve Gadd sia uno dei session man più pagati nella storia della musica. Se la legge della domanda e dell’offerta non è un’opinione…

Numerosi nel corso della sua carriera sono stati i complimenti a lui rivolti dai musicisti coi quali ha collaborato, in particolare da Paul Simon e da Chick Corea, il quale affermò che “ogni batterista vorrebbe suonare come Steve, perché lui suona in modo perfetto!”.

In più, per chi non lo sapesse, Steve Gadd è stato l’inventore dei timpani sospesi (ovvero quelli senza gambette ma montati sostanzialmente come tom). Inizialmente Gadd richiese alla Yamaha dei tom che avessero le stesse dimensioni dei timpani, così nel tempo la ditta sperimentò vari modelli fino ad arrivare a costruire la meccanica in grado di montare i veri e propri timpani senza che questi poggino a terra.

Tra i suoi batteristi preferiti Gadd cita Buddy Rich, Gene Krupa e John Bonham.


Endorsement

  • Batterie: Yamaha
  • Hardware: Yamaha
  • Piatti: Ziljian
  • Bacchette: Vic Firth Signature Model

Link


Video

50 Ways to Leave Your Lover


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Big Band 2022


Brando Bardini
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